Incontro ISCOM con Mons. Patrick Valdrini, Consultore della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, e giornalisti vaticanisti
“Gli Incontri del Mediterraneo”. È il titolo dell’iniziativa promossa dall’arcidiocesi di Marsiglia sulla scia dei due incontri di riflessione e spiritualità voluti dalla Conferenza episcopale italiana: “Mediterraneo frontiera di Pace” (Bari nel 2020 e Firenze nel 2022). L’evento, dal 18 al 24 settembre prossimi, vedrà la partecipazione di papa Francesco. In un comunicato, la diocesi francese rende noto che parteciperanno vescovi e giovani provenienti da 29 Paesi. L’obiettivo è quello di “far dialogare le cinque rive del Mediterraneo per riflettere insieme sulle grandi sfide che deve affrontare, valorizzare le risorse di cui dispone e aprire nuovi cammini di pace e di riconciliazione nei quali le Chiese hanno un ruolo essenziale da giocare, al servizio del bene comune”. Ad animare l’intera settimana un Festival del Mediterraneo che si celebrerà in diversi luoghi della città: “esposizioni, concerti, testimonianze, veglie di preghiera, pasti condivisi, saranno altrettante occasioni per impregnarsi di quel ‘messaggio’ che è il Mediterraneo in generale e Marsiglia in particolare, città-laboratorio della fraternità”. Infine l’evento alla presenza di Papa Francesco: sabato 23 settembre infatti il Pontefice parteciperà alla riunione plenaria dell’Assemblea dei vescovi con i giovani, quindi – prosegue il comunicato – parteciperà a un momento di preghiera per i dispersi in mare nella chiesa di Notre-Damede-la-Garde (Nostra Signora della Guardia), la grande basilica che domina la città, e infine presiederà una messa aperta a tutti.
«La visita del Santo Padre sarà per Marsiglia e per tutti l’occasione di testimoniare un messaggio di speranza, motivato dalla capacità del popolo marsigliese e francese di vivere la pluralità come una risorsa e non come una minaccia». Così monsignor Patrick Valdrini, intervenuto stamane a un incontro promosso dall’Associazione ISCOM con giornalisti vaticanisti in un locale a due passi da Piazza San Pietro.
Nato il 6 luglio 1947 in Francia da padre italiano e madre francese, è ordinato sacerdote nel 1972 per la diocesi di Verdun (Francia). Rettore emerito dell’Institut Catholique (Parigi) e professore emerito di diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense nonché presidente onorario della Consociatio Internationalis (Associazione internazionale degli studiosi di diritto canonico). A gennaio 2022, il Santo Padre lo ha nominato tra i Consultori della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Tre i concetti chiave richiamati da Valdrini, utili a inquadrare anche dal punto di vista storico e giuridico il contesto nel quale avrà luogo l’evento di settembre, tenuto conto altresì dei fatti di cronaca che chiamano in causa i rapporti tra le religioni, il ruolo e il peso dell’Islam, il tema della integrazione e del multiculturalismo. In primo luogo il concetto di laicità positiva. “Nel discorso di Nicolas Sarkozy al Palazzo lateranense – afferma Valdrini - la laicità positiva è presentata come l’obiettivo per garantire la libertà di coscienza. Non era necessario modificare la legge di separazione. La laicità positiva è un’attitudine: non considerare le religioni come pericolose. La laicità positiva è un metodo, per cui lo Stato deve cercare il dialogo con le grandi religioni di Francia ed avere come principio orientativo la loro vita quotidiana”.
Secondo, lo spauracchio del comunitarismo. La Francia ha una lunga storia di immigrazione: trasformare gli stranieri in francesi è tuttora un principio-guida delle politiche dell’immigrazione, pur con maggiore cautela negli ultimi decenni. Valdrini sottolinea: “La Francia non ama il comunitarismo, e non raccoglie neppure ‘statistiche etniche’, per esempio sui risultati scolastici, per timore di costruire delle categorie di popolazione tra loro distinte. L’idea repubblicana della nazione come madre comune di tutti i cittadini rimane una stella polare anche e soprattutto nei confronti degli immigrati”. Nella logica di una Repubblica che detta le regole della convivenza, la Francia dopo lunghe controversie ha deciso di rinverdire la sua versione secolarista della laicità imponendo il divieto dei simboli religiosi nelle scuole e in altri ambiti pubblici. “Fino a fare della Francia un paese-simbolo del preteso scontro tra Occidente e Islam”.
Là dove - è il terzo concetto chiave -, non si può prescindere da un dato: “la comune cittadinanza francese tra ‘residenti’ e musulmani di IV generazione”, per cui – conclude Valdrini – la Francia è chiamata a “trovare il modo di convivere, rifuggendo da un orientamento di esclusione e di demonizzazione e abbracciando quello della pacificazione e della ricerca di soluzioni pragmatiche”. Lo stesso che Papa Francesco, con la sua forza e autorità morale, si appresta a ribadire a Marsiglia nel solco del suo Magistero in tema di dialogo tra fedi e di migranti.
Antonino Piccione