«In un mondo dove le diverse forme di tirannia moderna cercano di sopprimere la libertà religiosa, o cercano di ridurla a una subcultura senza diritto di espressione nella sfera pubblica, o ancora cercano di utilizzare la religione come pretesto per l’odio e la brutalità, è doveroso che i seguaci delle diverse tradizioni religiose uniscano le loro voci per invocare la pace, la tolleranza e il rispetto della dignità e dei diritti degli altri» 
Papa Francesco

 

Contributi di: Manuel Sanchez, Guido Coen, Benedetto Ippolito, Svamini Shuddhananda Ghiri, Antonella Castelnuovo, Paolo Cavana, Ghita Micieli de Biase, Ahmad Ejaz, Marco Mattiuzzo, Giovanni Doria, Marco Cassuto Morselli, Svamini Hamsananda Ghiri, Costantino-M. Fabris, Giovan Battista Brunori, Antonino Piccione

 

Prefazione

In tempi recenti si è manifestato un aspetto decisamente nuovo nella vita dei singoli e dei gruppi sociali: un ateismo così diffuso da diventare un fenomeno di massa. Con effetti antropologici profondi che interessano in primo luogo l’identità dell’essere umano e di conseguenza il senso dei valori che lo sostanziano, a cominciare dalla sua stessa “vita”. La differenza con le epoche precedenti (migliaia di anni), caratterizzate dal fenomeno inverso di una diffusa religiosità di massa con fenomeni di ateismo molto singolari e comunque tardivi rispetto agli albori della storia umana, è così forte da aver causato conseguenze radicali e incredibilmente precipitose. Come se il tema – religiosità o ateismo – fosse il punto di equilibrio di tutto il “creato” o di tutto il “sistema” a seconda della visione che se ne ha.

Al “Dio invisibile” misterioso autore della vita si è sostituito l’Uomo/dio che presume sé stesso come autore di ogni cosa: a cominciare dalla vita (generatività artificiale) per arrivare alla definizione di “essere umano” e conseguentemente dei diritti che gli competono. Come dire che tutta la struttura sociale, politica e economica di una data epoca dipende sostanzialmente dalla adesione all’una o all’altra delle due visioni.

Mentre alla visione di un “Dio invisibile” corrisponde una serie di valori e significati immutabili (che siano rivelati sotto forma di tavole della legge o comunemente intuiti), come ad esempio il Bene e il Male, la sacralità della vita, la ricerca dell’amore, nel caso dell’Uomo/dio non c’è un riferimento stabile poiché l’unico valore assunto è la libertà illimitata dell’individuo rispetto a sé stesso e a ciò che lo circonda (fino alla negazione di un eventuale “dato” al di fuori del sé).

In questa situazione il tema della fede e della religione assume un particolare significato, da offrire alla condizione umana di questo millennio.

Un significato di natura antropologica prima che culturale: la testimonianza della trascendenza come dimensione della struttura umana.

Quale che sia la strada percorsa da ciascuna delle tradizioni religiose e quali che siano le risposte da ciascuna trovate, ciò che esse condividono come nucleo essenziale della loro presenza è la fede: quella disposizione naturale nell’essere umano a individuare un soggetto Altro come autore/custode delle risposte alle proprie domande.

Un Altro misterioso, superiore, attraente/pauroso, origine della vita e garante della vita.

Marta Brancatisano

Componente del Comitato “Giornalismo & Tradizioni religiose” Già Docente di Antropologia duale alla Pontificia Università della Santa Croce